Oggi parliamo di una tecnica medica sempre più diffusa tra i pazienti oncologici. Nell’articolo che segue proveremo a spiegarvi che cos’è e dove fare la termoablazione.

Il modo migliore per liberarsi di un tumore è quasi sempre quello di sottoporsi ad un intervento chirurgico. Talvolta però questo si rivela non operabile e dunque si ricorre alla termoablazione. Molte volte è il paziente a non essere idoneo all’intervento, a volte perché anziano, altre perché affetto da altre malattie concomitanti.

Anche in questi casi, un’opzione vagliabile può essere la termoablazione.

Ma che cos’è, quando e dove è praticabile questo trattamento medico?

Scopriamolo insieme.

Che cos’è la termoablazione?

Partiamo con una definizione, in termini poveri, di termoablazione.

La termoablazione è una pratica mininvasiva che, servendosi del calore, riesce a sterminare le cellule malate. Durante questo trattamento, il bisturi viene sostituito con un ago molto lungo: questo ha il ruolo di insediarsi sotto la cute del paziente, fino ad arrivare alla parte di tessuto da trattare: quella colpita dal tumore.

Grazie al calore, dunque, si può creare una morte cellulare in grado di far retrocedere il tumore.

La tecnica termoablativa (in realtà ne esistono diverse tipologie, come ad esempio a laser o a microonde) è oggi molto utilizzata nei centri oncologici italiani, poiché si mostra il più delle volte altamente efficiente, riuscendo in alcuni casi a raggiungere anche i risultati ottenuti dall’intervento chirurgico.

Non tutti però sono idonei al trattamento e i requisiti per potervi accedere sono piuttosto rigidi. Una delle condizioni considerate è la dimensione della massa tumorale: per essere sottoposta a tecnica termoablativa questa non deve oltrepassare i 3 centimetri.

Come funziona?

La terapia può essere praticata sottoponendo il paziente ad un’anestesia generale o superficiale. Una volta concluso il trattamento, bisogna munirsi di copertura antibiotica per scongiurare il rischio di infezione. La cura dev’essere effettuata per un periodo minimo di 10 giorni, così da portare i tessuti fino alla cicatrizzazione.

Molto incoraggiante è l’uso di farmaci mirati al trattamento di termoablazione: l’abbinamento è capace di influenzare il sistema immunitario nell’eliminazione delle cellule tumorali. In questo caso sarebbe anche possibile trattare quelle molto distanti dalla zona operata con l’ablazione, come le cellule malate che si trovano nel sangue.

Dove fare la termoablazione

Se si intende sottoporsi ad un trattamento di termoablazione bisogna comunque far riferimento ad un buon centro medico. Sul territorio italiano ve ne sono diversi. Tra questi consigliamo l’Unità operativa di Radiodiagnostica dell’Ospedale Pisaniello di Pisa – per trattamenti al fegato e a noduli tiroidei – e l’Istituto di Cura Città di Pavia.

Il reparto di Radiologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino si occupa invece di tecniche termoablative per fronteggiare i tumori che colpiscono fegato e ossa. A Napoli, l’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione Pascale pratica la termoablazione quando le cellule tumorali del paziente si presentano in reni, polmoni e fegato. A Milano opera in questo settore l’ IRCCS  (Ospedale San Raffaele
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico). Potete infine prendere in considerazione il Gemelli di Roma per la termoablazione a microonde.